lunedì 15 ottobre 2012

Pollicino è un vero genio? I gran finali

Per chi volesse leggere le puntate precedenti le trova qui:

Altrimenti qui c'è, in poche righe, l'inevitabile riassunto delle puntate precedenti…

… causa crisi economica e incapacità imprenditoriali dei genitori, Pollicino e i fratelli si fanno abbandonare ripetutamente nel bosco da una mamma e un papà degeneri. Arrivati nella casa dell’Orco rischiano di essere mangiati dal padrone di casa. Ma Pollicino fa in modo che al posto suo e dei sei fessi che si trascina dietro il suddetto Orco sgozzi le sue sette figlie. Insomma eravamo arrivati alla bucolica immagine della madre che trova le figlie in un mare di sangue:
Svegliatosi l'Orco, disse alla moglie: "Va di sopra e apparecchiami quei furfantelli di iersera." L'Orca si maravigliò di tanta bontà nel marito, e subito montò di sopra, dove ebbe un colpo quando vide le sette figlie scannate che nuotavano in un mare di sangue. Cominciò per venir meno, perchè questo è il primo espediente che le donne trovano in casi simili. L'Orco, vedendola tardare, andò anche lui di sopra ed ebbe a trasecolare davanti all'orribile spettacolo. "Che ho fatto! esclamò. Me la pagheranno quegli sforcati, e subito!"
Le povere orchette barbaramente sgozzate per colpa dell'inganno di Pollicino
in un toccante disegno dei bambini  della scuola Spinea di Venezia 
Per inseguire Pollicino &co, l’Orco prende gli stivali di trenta miglia, con cui scavalca montagne e traversa fiumi come fossero ruscelletti, cercando i sette bambini per vendicare la morte delle figlie (e comunque per mangiarseli, che alla fine era il piano originale). Ma Pollicino, come un novello Colonnello John "Hannibal" Smith, ha un piano… 
Pollicino, visto non lontano una roccia scavata, vi si nascose coi fratelli, guardando sempre a quel che l'Orco faceva. L'Orco, che si sentiva spossato dal lungo cammino, perchè gli stivaloni di trenta miglia stancano maledettamente chi li porta, volle riposarsi e andò a sedere, per caso, proprio sulla roccia dove i piccini stavano nascosti. Siccome non ne poteva più, pigliò sonno dopo un poco, e cominciò a russare con tanto fracasso….
Insomma, Pollicino e i fratelli sono nascosti in una pietra cava con l’Orco che ci dorme seduto sopra. Ma l’Orco non aveva un olfatto eccezionale? Perché non li ha fiutati come aveva fatto la sera prima in casa?
Domande a cui il Perrault purtroppo non risponde…

Comunque, a parte queste piccole incongruenze nel racconto, qui inizia il piano diabolico di Pollicino che ne fa rivalutare l’intelligenza: 
Pollicino ebbe meno paura degli altri, e disse ai fratelli che subito scappassero a casa mentre l'Orco dormiva sodo, e che di lui non si dessero pensiero. Quelli seguirono il consiglio e in meno di niente furono a casa loro. Pollicino si accostò all'Orco, gli cavò pian pianino gli stivaloni e se li mise. Gli stivaloni erano molto grandi e larghi; ma siccome erano anche fatati, aveano il dono di allargarsi o di stringersi secondo la gamba di chi li calzava.
Ed ecco che esce l’anima perfidamente truffaldina del nostro Pollicino, il disadattato, sociopatico, ai limiti dell’autismo, affetto da nanismo che, vi ricordo, additiamo con questa fiaba ai bimbi come eroe positivo ed esempio: 

Se n'andò difilato alla casa dell'Orco, dove trovò la moglie di lui che piangeva sempre accanto alle figlie scannate. (ndr: Sempre tanta allegria in questa fiaba, neh?)

"Vostro marito, le disse Pollicino, è in gran pericolo; è incappato in una banda di ladri, e questi hanno giurato di ammazzarlo se egli non dà loro tutto il suo danaro. Nel punto che gli tenevano il pugnale alla gola, egli mi ha visto e mi ha pregato di correre ad avvertirvi e di dirvi che mi consegniate tutti i valori, nessuno escluso, se no lo scannano senza misericordia. Siccome la cosa è urgente, ha voluto anche che prendessi i suoi stivaloni di trenta miglia, sì per far presto sì perchè non m'aveste a pigliare per un imbroglione". La buona donna, più impaurita che mai, gli diè subito quanto aveva; perchè l'Orco era un marito eccellente, con tutto che mangiasse i bimbi.
Ecco. Considerate questa scena. Pollicino, dopo aver fatto sgozzare con l’inganno le sette orchessine realizza una truffa sul classico schema del “telegrafo ritardato”. Ruba gli stivali all’Orco, inganna la povera moglie ancora sotto shock per l’omicidio delle figlie, ruba tutto il patrimonio di una onesta famiglia, con un buon padre lavoratore, un marito eccellente, con l’unico difettuccio di mangiare i bimbi (ma chi non ha un difetto, a questo mondo).

E per fare cosa? Per portare i soldi ai suoi genitori che l’amavano così tanto da farlo morire di fame e abbandonarlo due volte – ripeto: due volte – nel bosco! Questo infatti è il primo finale della fiaba: 
Pollicino, carico di tutte le ricchezze dell'Orco, se ne tornò alla casa paterna, dove fu accolto a braccia aperte.
Io credo che qui il Perrault abbia avuto un rigurgito di realismo. Cioè, un finale così non è credibile. E infatti ce ne confeziona un secondo: 
A questo particolare molti non credono. Pollicino, dicono costoro, non ha mai fatto questo furto all'Orco; e se gli prese gli stivaloni, lo fece perchè l'Orco se ne serviva per correre dietro i bambini: questo essi sanno di sicuro, avendo anche mangiato e bevuto in casa del taglialegna.
Ecco, in una prima fase Pollicino ne esce moralmente un po’ meglio… (anche se queste giustificazioni per il furto con destrezza appaiono un po’ pelose). 
Affermano poi che quando ebbe calzato gli stivaloni dell'Orco, Pollicino se n'andò alla corte, dove sapeva che si stava in gran pensiero per un esercito che si trovava lontano 700 miglia e che avea dato battaglia chi sa con quale esito. Si presentò, dicono, al re, e gli disse che se voleva notizie gliene avrebbe portato prima di sera. Il re gli promise, dato che riuscisse, una grossa somma. Pollicino portò la notizia la sera stessa…
Ora, anche qui qualche domanda: come faceva Pollicino, che tra l’altro erano giorni che vagava nel bosco, a essere così  informato della situazione geopolitica del Regno? E poi, chi ha vinto la battaglia? Con chi si stava combattendo? Tutte questioni di cui il Perrault, evidentemente stanco di scrivere di Pollicino, non si cura.
E infatti passa velocemente a chiudere il secondo finale e la fiaba… rifacendo cadere il nostro protagonista (che rimane sempre il presunto eroe di questo racconto) nell’abiezione morale… 
E così, fattosi un nome per questa prima bravura, guadagnava quel che voleva. Perchè il re lo pagava profumatamente per portar gli ordini ai soldati e moltissime dame gli davano quanto più volesse per aver notizie dei loro amanti, anzi fu questo il suo guadagno più grosso. C'erano anche di quelle che lo incaricavano di portar le lettere ai mariti; ma lo pagavano così male ch'ei non si degnava mettere a conto quel che guadagnava per questa mano.
In questo sottofinale in crescendo, vi farei notare due cose:
1. Pollicino fa i soldi favorendo incontri segreti a base di sesso acrobatico tra mogli e amanti, distruggendo famiglie, rompendo legami, disperdendo patrimoni.
2. Il servizio di informazione e trasmissione messaggi di Pollicino sviluppa lo stesso modello di business di Internet: nasce a scopi militari ma fa il grosso dei soldi con il sesso… (insomma nel XX secolo non ci  siamo inventati niente). 
Dopo aver fatto un certo tempo il corriere, ammassando una bella fortuna, Pollicino tornò dal padre, dove non si può figurarsi quanto si fu contenti di rivederlo. La famiglia nuotò nell'abbondanza. Pollicino comprò altrettanti impieghi pel babbo e pei fratelli, e quando gli ebbe tutti ben collocati seguitò egli stesso a vivere in corte da gran signore.
Insomma, per chiudere la fiaba, Pollicino “compra” un po’ di impieghi pubblici per i suoi famigliari.

E così siamo arrivati alla fine: tirando le somme il nostro Pollicino è un disadattato, sociopatico, ai limiti dell’autismo, affetto da nanismo. Non solo: è un ladro, un distruttore di famiglie e un corruttore… ma, proprio per questo è pieno di soldi da fare schifo.

Ecco. Per un po’ sono rimato perplesso nell’indicare questo modello ai mostriciattoli… insomma, avrei preferito qualcosa sul duro lavoro, le ricompense per l’impegno personale, il saper andare oltre i propri limiti con l’impegno e la dedizione… una roba un po’ più vicina all’etica protestante (o ai film americani che danno su Canale 5 il sabato pomeriggio)…  ma poi guardandomi intorno mi è venuto un agghiacciante dubbio…

…e se Pollicino avesse capito tutto? Se fosse davvero lui, il genio? 

Pollicino ricco e felice... e se avesse ragione lui?

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