giovedì 20 dicembre 2012

“Vivi da protagonista la fine del Mondo!” - Comunicato 8

Ultimo giorno!

Ecco l'ultimo, imperdibile appuntamento con i “consigli utili, piccoli segreti e curiosità sul disastro che ucciderà tutti”. 

mercoledì 19 dicembre 2012

“Vivi da protagonista la fine del Mondo!” - Comunicato 7

Meno 2! Avete scelto cosa mettervi per il grande evento?
Se siete donne iniziate a pensarci subito, che è tardi!
Se siete uomini pescate a caso nell'armadio, va bene lo stesso.

Intanto continuate a seguire i “consigli utili, piccoli segreti e curiosità sul disastro che ucciderà tutti”. Un modo simpatico, ma al tempo stesso pratico, per prepararsi all'Ultimo Giorno.




lunedì 17 dicembre 2012

“Vivi da protagonista la fine del Mondo!” - Comunicato 6

Meno 3! Inizia il Final Countdown!

Continuate a seguire i “consigli utili, piccoli segreti e curiosità sul disastro che ucciderà tutti”. Un modo simpatico, ma al tempo stesso pratico, per prepararsi all'Ultimo Giorno.



“Vivi da protagonista la fine del Mondo!” - Comunicato 5

Meno 4! Il grande evento si avvicina!

Continuate a seguire i “consigli utili, piccoli segreti e curiosità sul disastro che ucciderà tutti”. Un modo simpatico, ma al tempo stesso pratico, per prepararsi all'Ultimo Giorno.



venerdì 14 dicembre 2012

“Vivi da protagonista la fine del Mondo!” - Comunicato 4

Mancano solo 7 giorni alla fine del mondo!

Continuiamo con i “consigli utili, piccoli segreti e curiosità sul disastro che ucciderà tutti”. Un modo simpatico, ma al tempo stesso pratico, per prepararsi all'Ultimo Giorno.



L'agenzia di PR "Maya" vi dà appuntamento a lunedì!

mercoledì 12 dicembre 2012

“Vivi da protagonista la fine del Mondo!” - Comunicato 3

Mancano solo 8 giorni alla fine del mondo!



In previsione di questo happening mondiale, lo zoo dei miei figli aderisce alla campagna dell’agenzia di PR Maya “Vivi da protagonista la fine del Mondo!"

Come recita il comunicato di lancio di questa interessante iniziativa, si tratta di “consigli utili, piccoli segreti e curiosità sul disastro che ucciderà tutti”. Un modo simpatico, ma al tempo stesso pratico, per prepararsi all'Ultimo Giorno.

martedì 11 dicembre 2012

“Vivi da protagonista la fine del Mondo!” - Comunicato 2

Mancano solo 9 giorni alla fine del mondo!

In previsione di questo happening mondiale, lo zoo dei miei figli aderisce alla campagna dell’agenzia di PR Maya “Vivi da protagonista la fine del Mondo!
Come recita il comunicato di lancio di questa interessante iniziativa, si tratta di “consigli utili, piccoli segreti e curiosità sul disastro che ucciderà tutti”. Un modo simpatico, ma al tempo stesso pratico, per prepararsi all'Ultimo Giorno.

Ecco qui il secondo comunicato per il grande evento “Fine del Mondo!” 


“Vivi da protagonista la fine del Mondo!” - Comunicato 1

Mancano solo 10 giorni alla fine del mondo!

Sarà il più grande evento che si ricordi a memoria d’uomo. Un record che rimarrà imbattuto per sempre, visto che dopo non ci sarà più nessun uomo e nessun evento.

In previsione di questo happening mondiale,  lo zoo dei miei figli aderisce alla campagna dell’agenzia di PR Maya “Vivi da protagonista la fine del Mondo! .

Come recita il comunicato di lancio di questa interessante iniziativa, si tratta di “consigli utili, piccoli segreti e curiosità sul disastro che ucciderà tutti”. Un modo simpatico, ma al tempo stesso pratico, per prepararsi all'Ultimo Giorno.

Ecco qui il primo comunicato per il grande evento “Fine del Mondo!” 


E se volete qualche ricetta per lo zampone, potete andare qui: www.salumi-italiani.it

giovedì 6 dicembre 2012

lunedì 3 dicembre 2012

Trenino Thomas: l’inferno dei no Tav

L’avvento del Digitale terrestre ha portato tra le altre belle cose (tipo 5 canali di sport, 2 all news e 4 di documentari) una pletora di canali di cartoni animati 24 ore su 24. Una trappola per mostriciattoli che – adesso che si appropinqua il Natale – appare in tutta la sua spietatezza. Tra i cartoni (max tre al giorno) che vede mostriciattolo numero 1 c’è il Trenino Thomas.

foto di gruppo del trenino Thomas e dei suoi amici
Si tratta delle avventure di 8 treni “antropomorfizzati” nell’immaginaria Isola di Sodor

Le storie, come mi ha acutamente fatto notare un mio amico, sono tutte uguali: Thomas (o più raramente un altro dei treni) deve fare un lavoro per Sir Topham, il proprietario delle ferrovie di Sodor. Essendo treni si tratta in genere di potere qualcosa o qualcuno da qualche parte. 

Ma Thomas combina un casino. Allora si mette di impegno e, con l’aiuto degli altri treni, rimedia. Insomma, una variante classica della morale protestante.

Fin qui tutto bene. Ma, ancora una volta, non bisogna fissarsi sui dettagli.


L’Isola di Sodor, la più infrastrutturata del mondo

Iniziamo dall’Isola di Sodor (luogo immaginario tradizionalmente posto nel canale d’Irlanda, all'altezza dell'Isola di Mann). 

Guardando i cartoni una cosa appare chiara: ci sono più rotaie su quest’isolotto che in Germania e in Francia messe assieme. Arrivano dappertutto.

Bisogna ritirare dei maiali dalla fattoria del contadino James? Niente paura, ci arriva la ferrovia.
Bisogna prendere i bambini a scuola e portarli al parco? Che problema c’è. Quale scuola non ha una sua stazione privata? E naturalmente tutti i parchi sono attraversati dai binari!

Il paesaggio tipico dell'Isola di Sodor:
binari, binari e ancora binari
È evidente che hanno un regolamento edilizio forroviariocentrico: quando costruisci una casa nuova, oltre agli allacci di acqua, elettricità e gas ti tocca costruirti il tuo ramo di ferrovia con relativa stazione.

E poi su quest’isola (che non si capisce quanto è grande ma si sospetta superi per dimensioni il campo di Holly e Benji) ci sono chilometri e chilometri di ferrovia a tre binari, linee principali e secondarie per andare quasi ovunque, ponti ferroviari, scavalchi, scambi a non finire... 

Insomma, l’inferno dei no-Tav!


Sir Topham, un bieco sfruttatore?

Sir Topham nella sua tipica
posa mentre fa un
cazziatone a Thomas
Veniamo poi al proprietario delle ferrovie di Sodor: Sir Topham Hatt.
Il suo ruolo principale è quello di cazziare i treni che hanno combinato il casino standard della puntata (che poi non si capisce perché semplicemente non faccia fondere Thomas dopo l’ennesima volta che perde il carico, arriva in ritardo, sbaglia la consegna, ecc…)

Ma è chiaramente un tipo strano: innanzi tutto, nonostante possegga un sistema ferroviario che arriva in ogni angolo dell’Isola, lui gira in macchina! La cosa è inquietante… Perché Sir Topham non si fida dei suoi treni?

La spiegazione mi pare possa essere una sola: Sir Topham teme una rivolta delle locomotive che tiene in stato di semischiavitù. 

Le prove sono univoche: Sir Topham veste come un proprietario terriero dell’800 e non si parla mai di compensi per il lavoro di Thomas e degli altri. Credo che gli abbia fatto aprire delle partite IVA fasulle (frodando su tasse e contributi). D'altronde l’isola chiaramente un paradiso fiscale come Jersey o l’Isola di Mann…

Capito questo si comprende perché all’inizio i trenini lo chiamavano “Fat Controller


Tirando  le somme

Insomma, siamo di fronte a un cartone che è un inno all’utilizzo intensivo delle tecnologie e all’infrastrutturazione spinta del territorio. Un’elegia dei modelli produttivi fordiani e dello sfruttamento delle macchine (per quanto antropomorfizzate).

Beh… Mi piace! 

lunedì 15 ottobre 2012

Pollicino è un vero genio? I gran finali

Per chi volesse leggere le puntate precedenti le trova qui:

Altrimenti qui c'è, in poche righe, l'inevitabile riassunto delle puntate precedenti…

… causa crisi economica e incapacità imprenditoriali dei genitori, Pollicino e i fratelli si fanno abbandonare ripetutamente nel bosco da una mamma e un papà degeneri. Arrivati nella casa dell’Orco rischiano di essere mangiati dal padrone di casa. Ma Pollicino fa in modo che al posto suo e dei sei fessi che si trascina dietro il suddetto Orco sgozzi le sue sette figlie. Insomma eravamo arrivati alla bucolica immagine della madre che trova le figlie in un mare di sangue:
Svegliatosi l'Orco, disse alla moglie: "Va di sopra e apparecchiami quei furfantelli di iersera." L'Orca si maravigliò di tanta bontà nel marito, e subito montò di sopra, dove ebbe un colpo quando vide le sette figlie scannate che nuotavano in un mare di sangue. Cominciò per venir meno, perchè questo è il primo espediente che le donne trovano in casi simili. L'Orco, vedendola tardare, andò anche lui di sopra ed ebbe a trasecolare davanti all'orribile spettacolo. "Che ho fatto! esclamò. Me la pagheranno quegli sforcati, e subito!"
Le povere orchette barbaramente sgozzate per colpa dell'inganno di Pollicino
in un toccante disegno dei bambini  della scuola Spinea di Venezia 
Per inseguire Pollicino &co, l’Orco prende gli stivali di trenta miglia, con cui scavalca montagne e traversa fiumi come fossero ruscelletti, cercando i sette bambini per vendicare la morte delle figlie (e comunque per mangiarseli, che alla fine era il piano originale). Ma Pollicino, come un novello Colonnello John "Hannibal" Smith, ha un piano… 
Pollicino, visto non lontano una roccia scavata, vi si nascose coi fratelli, guardando sempre a quel che l'Orco faceva. L'Orco, che si sentiva spossato dal lungo cammino, perchè gli stivaloni di trenta miglia stancano maledettamente chi li porta, volle riposarsi e andò a sedere, per caso, proprio sulla roccia dove i piccini stavano nascosti. Siccome non ne poteva più, pigliò sonno dopo un poco, e cominciò a russare con tanto fracasso….
Insomma, Pollicino e i fratelli sono nascosti in una pietra cava con l’Orco che ci dorme seduto sopra. Ma l’Orco non aveva un olfatto eccezionale? Perché non li ha fiutati come aveva fatto la sera prima in casa?
Domande a cui il Perrault purtroppo non risponde…

Comunque, a parte queste piccole incongruenze nel racconto, qui inizia il piano diabolico di Pollicino che ne fa rivalutare l’intelligenza: 
Pollicino ebbe meno paura degli altri, e disse ai fratelli che subito scappassero a casa mentre l'Orco dormiva sodo, e che di lui non si dessero pensiero. Quelli seguirono il consiglio e in meno di niente furono a casa loro. Pollicino si accostò all'Orco, gli cavò pian pianino gli stivaloni e se li mise. Gli stivaloni erano molto grandi e larghi; ma siccome erano anche fatati, aveano il dono di allargarsi o di stringersi secondo la gamba di chi li calzava.
Ed ecco che esce l’anima perfidamente truffaldina del nostro Pollicino, il disadattato, sociopatico, ai limiti dell’autismo, affetto da nanismo che, vi ricordo, additiamo con questa fiaba ai bimbi come eroe positivo ed esempio: 

Se n'andò difilato alla casa dell'Orco, dove trovò la moglie di lui che piangeva sempre accanto alle figlie scannate. (ndr: Sempre tanta allegria in questa fiaba, neh?)

"Vostro marito, le disse Pollicino, è in gran pericolo; è incappato in una banda di ladri, e questi hanno giurato di ammazzarlo se egli non dà loro tutto il suo danaro. Nel punto che gli tenevano il pugnale alla gola, egli mi ha visto e mi ha pregato di correre ad avvertirvi e di dirvi che mi consegniate tutti i valori, nessuno escluso, se no lo scannano senza misericordia. Siccome la cosa è urgente, ha voluto anche che prendessi i suoi stivaloni di trenta miglia, sì per far presto sì perchè non m'aveste a pigliare per un imbroglione". La buona donna, più impaurita che mai, gli diè subito quanto aveva; perchè l'Orco era un marito eccellente, con tutto che mangiasse i bimbi.
Ecco. Considerate questa scena. Pollicino, dopo aver fatto sgozzare con l’inganno le sette orchessine realizza una truffa sul classico schema del “telegrafo ritardato”. Ruba gli stivali all’Orco, inganna la povera moglie ancora sotto shock per l’omicidio delle figlie, ruba tutto il patrimonio di una onesta famiglia, con un buon padre lavoratore, un marito eccellente, con l’unico difettuccio di mangiare i bimbi (ma chi non ha un difetto, a questo mondo).

E per fare cosa? Per portare i soldi ai suoi genitori che l’amavano così tanto da farlo morire di fame e abbandonarlo due volte – ripeto: due volte – nel bosco! Questo infatti è il primo finale della fiaba: 
Pollicino, carico di tutte le ricchezze dell'Orco, se ne tornò alla casa paterna, dove fu accolto a braccia aperte.
Io credo che qui il Perrault abbia avuto un rigurgito di realismo. Cioè, un finale così non è credibile. E infatti ce ne confeziona un secondo: 
A questo particolare molti non credono. Pollicino, dicono costoro, non ha mai fatto questo furto all'Orco; e se gli prese gli stivaloni, lo fece perchè l'Orco se ne serviva per correre dietro i bambini: questo essi sanno di sicuro, avendo anche mangiato e bevuto in casa del taglialegna.
Ecco, in una prima fase Pollicino ne esce moralmente un po’ meglio… (anche se queste giustificazioni per il furto con destrezza appaiono un po’ pelose). 
Affermano poi che quando ebbe calzato gli stivaloni dell'Orco, Pollicino se n'andò alla corte, dove sapeva che si stava in gran pensiero per un esercito che si trovava lontano 700 miglia e che avea dato battaglia chi sa con quale esito. Si presentò, dicono, al re, e gli disse che se voleva notizie gliene avrebbe portato prima di sera. Il re gli promise, dato che riuscisse, una grossa somma. Pollicino portò la notizia la sera stessa…
Ora, anche qui qualche domanda: come faceva Pollicino, che tra l’altro erano giorni che vagava nel bosco, a essere così  informato della situazione geopolitica del Regno? E poi, chi ha vinto la battaglia? Con chi si stava combattendo? Tutte questioni di cui il Perrault, evidentemente stanco di scrivere di Pollicino, non si cura.
E infatti passa velocemente a chiudere il secondo finale e la fiaba… rifacendo cadere il nostro protagonista (che rimane sempre il presunto eroe di questo racconto) nell’abiezione morale… 
E così, fattosi un nome per questa prima bravura, guadagnava quel che voleva. Perchè il re lo pagava profumatamente per portar gli ordini ai soldati e moltissime dame gli davano quanto più volesse per aver notizie dei loro amanti, anzi fu questo il suo guadagno più grosso. C'erano anche di quelle che lo incaricavano di portar le lettere ai mariti; ma lo pagavano così male ch'ei non si degnava mettere a conto quel che guadagnava per questa mano.
In questo sottofinale in crescendo, vi farei notare due cose:
1. Pollicino fa i soldi favorendo incontri segreti a base di sesso acrobatico tra mogli e amanti, distruggendo famiglie, rompendo legami, disperdendo patrimoni.
2. Il servizio di informazione e trasmissione messaggi di Pollicino sviluppa lo stesso modello di business di Internet: nasce a scopi militari ma fa il grosso dei soldi con il sesso… (insomma nel XX secolo non ci  siamo inventati niente). 
Dopo aver fatto un certo tempo il corriere, ammassando una bella fortuna, Pollicino tornò dal padre, dove non si può figurarsi quanto si fu contenti di rivederlo. La famiglia nuotò nell'abbondanza. Pollicino comprò altrettanti impieghi pel babbo e pei fratelli, e quando gli ebbe tutti ben collocati seguitò egli stesso a vivere in corte da gran signore.
Insomma, per chiudere la fiaba, Pollicino “compra” un po’ di impieghi pubblici per i suoi famigliari.

E così siamo arrivati alla fine: tirando le somme il nostro Pollicino è un disadattato, sociopatico, ai limiti dell’autismo, affetto da nanismo. Non solo: è un ladro, un distruttore di famiglie e un corruttore… ma, proprio per questo è pieno di soldi da fare schifo.

Ecco. Per un po’ sono rimato perplesso nell’indicare questo modello ai mostriciattoli… insomma, avrei preferito qualcosa sul duro lavoro, le ricompense per l’impegno personale, il saper andare oltre i propri limiti con l’impegno e la dedizione… una roba un po’ più vicina all’etica protestante (o ai film americani che danno su Canale 5 il sabato pomeriggio)…  ma poi guardandomi intorno mi è venuto un agghiacciante dubbio…

…e se Pollicino avesse capito tutto? Se fosse davvero lui, il genio? 

Pollicino ricco e felice... e se avesse ragione lui?

martedì 14 agosto 2012

Fa ridere, ma è abbastanza chiaro


Ieri IlPost ha pubblicato questo breve trafiletto:
Il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ha commentato così su Facebook la questione dell’ILVA di Taranto.
Lo sguardo di chi governa deve pesare ciascuno dei beni da tutelare, deve custodire tutte le promesse di futuro, ma soprattutto deve sentire la responsabilità di evitare che vinca il caos, e che l’ardire utopico dei pensieri lunghi si pieghi alla disperazione di un presente immobile, quasi divorato dal suo passato.

Da lì sono partiti i commenti. Tra i primi compariva quello di Rand:

RAND
vabbè ma che vuol dire?
qualcuno dovrebbe dirgli che la politica non è un concorso letterario, e che le persone che votano vogliono avere risposte dalla politica e non frasi senza senso che non dicono nulla

Poco dopo sono iniziate le risposte

UNIT
rand, vuol dire che si deve chiudere l’ilva. Fa ridere, ma è abbastanza chiaro.

Mezz’ora dopo Topesio, maramaldeggiava

TOPESIO
rand, vuol dire che si deve tenere aperta l’ilva. Fa ridere ma è abbastanza chiaro.

Da lì è partita una simpatica gara di esegesi a ostacoli, che ho deciso di riportare, a futura memoria dei tre o quattro che leggono questo blog.

RADIXOMNIUMMALORUM
rand, vuol dire che l’ilva non deve piegarsi ai pensieri lunghi di un utopico passato, prigioniero del presente disperato, quasi divorato dal caos che custodisce le ardite promesse del futuro su cui lo sguardo immobile dei beni da tutelare si posa su chi governa
Fa ridere ma è abbastanza chiaro.

RADIXOMNIUMMALORUM
Rand, vuol dire che ora l’inverno del nostro scontento si è fatto gloriosa estate grazie al sole di york,e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel profondo seno dell’oceano.
Fa ridere ma è abbastanza chiaro.

GUIDO1789
Come diceva un tempo la Sibille:
“Ibis, redibis, non, morieris”
Fa ridere, no, è abbastanza chiaro
P.S. togliete a piacere una coppia di virgole di troppo….e scusate il latinorum.

PENDOLARE
rand vuol dire che si deve mettere su l’auto e la casa, poi imprigionare dei bambini, piazzare un semaforo da qualche parte e soprattutto che non bisogna masturbarsi pensando a Charlize Theron e infine bisogna mangiare meno pasta.
Fa ridere ma è abbastanza chiaro.

LATIMO
Rand, questo è il piano: ” Tu ridi, chiaro? “

IMMOTAMANET
Rand vuol dire che le esacerbazioni del passato, sfrigolanti come nuvole di polvere di stelle, occasionalmente divoratrici di tentacolari promesse mai mantenute, devono necessariamente incontrare il favore di verità archetipe e relativamente vicine al pensiero di Cromos per ovviare alla supposta e tremebonda tragedia di Pathos e finalmente tornare a riveder le stelle. Fa ridere ma è abbastanza chiaro.

MARCOVALDO
Vuol dire che per il fatto della gazzosa, esacerbando il mistico inferiore del prossimo tuo come te stesso, la crasi esterna potrebbe coincidere con quella intarma. Ma non è ancora detto, potrebbe anche darsi che … e lascio aperto il discorso.
Fa ridere ma è abbastanza chiaro

Ecco: non so se Rand alla fine ha capito. 
Ma comunque è abbastanza chiaro che fa ridere…

giovedì 2 agosto 2012

E ti accorgi di quanto siamo provinciali...



per chi non avesse seguito l'appassionante dibattito (vivendo appunto nella provinciale penisola) trovate qui un paio di articoli:

lunedì 23 luglio 2012

Il sentimento diffuso oggi in Italia...




Per chi non cogliesse la citazione, il riferimento è alla famosa “maledizione della divisa rossa”: chiunque in Star Trek accompagni Kirk su un qualsiasi pianeta indossando la divisa rossa della sicurezza è destinato a fare una brutta fine, quasi sempre dopo pochi minuti… A quel punto McCoy esclama puntualmente "è morto, Jim!"

Per una analisi del fenomeno, non posso che rimandarvi qui: http://www.sitelogicmarketing.com/blog/02-analytics-according-to-captain-kirk


martedì 3 luglio 2012

Guardo gli asini che volano nel ciel

Ci sono cose che tutti dovrebbero aver visto almeno 100 volte nella vita. Una di queste è, senza alcun dubbio, la canzone “Guardo gli asini che volano nel ciel” (cantata né I diavoli volanti, film del 1939 diretto da A. Edward Sutherland).



Un inno alla felicità del nonsenso, che contiene frasi lisergiche come: 

guardo gli asini che volano nel ciel, ma le papere sulle nuvole si divertono a fare i cigni nel ruscel, bianco come inchiostro

vanno i treni sopra il mare tutto blu, e le gondole bianche sbocciano nel crepuscolo sulle canne dei bambu' Du du du du du”.

Forte della granitica convinzione che questa sia una pietra miliare della cultura occidentale e non solo, ho cercato più volte di propinarlo ai mostriciattoli.

La reazione è stata del tipo “voglio vedere la Piiimpa!!!!” e giù lacrimoni…

Insomma, respinto con perdite.

Ma nel mio ruolo di illuminato responsabile della corretta educazione dei mostriciattoli, non mi arrendo: Stanlio e Ollio bisogna vederli. Sennò, niente gelato!

martedì 19 giugno 2012

Pollicino è un vero genio? (puntata 3)

Riassunto delle puntate precedenti (che trovate qui e qui): a seguito della crisi economica, Pollicino e i suoi 6 fratelli vengono ripetutamente abbandonati nel bosco da due genitori degeneri. La seconda volta, causa utilizzo di un sistema di segnalazione commestibile (briciole di pane che vengono mangiate dagli uccelli) nemmeno la presunta sagacia di Pollicino riesce a riportare i sette pargoli in una casa dove nessuno li vuole.

Non solo: il nostro piccolo genio (per mancanza di prove) trascina gli sventurati fratelli nella casa dell’Orco (che, per contratto, mangia i bambini). Insomma: eravamo qui: 
La moglie dell'Orco, credendo di poterli nascondere al marito fino alla mattina, li lasciò entrare e li fece scaldare davanti a un bel fuoco; perché c'era un montone intiero allo spiedo per la cena dell'Orco.Cominciarono a scaldarsi, quando udirono tre o quattro colpi bussati forte alla porta: era l'Orco che tornava. Subito la donna li fece nascondere sotto il letto, e corse ad aprire.
l'Orco scopre i bimbi s
otto il letto (non ci voleva
mica molto, peraltro) 
Sotto il letto!? Questo sarebbe il piano della moglie dell’Orco per salvare i sette bambini? Ma stiamo scherzando? Tanto valeva faglieli trovare direttamente nel piatto!
Infatti, l’Orco, dopo essersi sbafato il montone, inizia a fiutare a destra e a manca come un cane da tartufi e trova i sette sotto il letto… Naturalmente, da buon Orco, prende sportivamente il tentativo di inganno della moglie:  
Ah! esclamò, ecco come mi vuoi infinocchiare, strega maledetta! Non so chi mi tenga dal mangiar te per la prima. Fortuna per te che sei una bestia vecchia. Ecco della caccia che mi arriva a proposito per trattare tre Orchi amici miei, che verranno fra giorni a farmi visita.
Andò a prendere un coltellaccio, e avvicinandosi ai bimbi, lo andava affilando sopra una lunga pietra che teneva nella mano sinistra.
La donna, tuttavia, convince l’Orco, che è un po’ brillo, a ucciderli l’indomaniSi tratta, come vedremo tra poco, di una pessima decisione. 
L'Orco avea sette figlie, tutte piccine. Queste piccole orche aveano tutte una bella carnagione, perchè mangiavano carne fresca come il padre; ma aveano degli occhietti grigi e tondi, il naso ad uncino e una boccaccia fornita di denti lunghi, puntuti e slargati. Molto cattive non erano ancora; ma davano di sè belle speranze, perché già mordevano i bimbi per succhiarne il sangue.
Che soddisfazione per il nostro simpatico Orco! Sette orchessine belle pasciute, già sulla buona strada. Mica come quei fessi dei sette figli dei boscaioli che non fanno altro che farsi abbandonare nei boschi!

Comunque: le sette figlie sono già a letto. E nella stessa stanza ci infilano i sette fratelli (cosa pensate! In un altro letto naturalmente: è sempre una fiaba. Si possono abbandonare i figli, uccidere innocenti, sgozzare infanti. Ma ogni riferimento sessuale è verboten).

E qui riemerge la presunta sagacia di Pollicino, che spinge la storia verso quegli abissi di orrore tipici delle belle fiabe di una volta che piacciono tanto al Petrini… 
Pollicino aveva intanto notato che le figlie dell'Orco aveano in capo delle corone d'oro; e poichè temeva che l'Orco s'avesse a pentire di non averli scannati la sera stessa, si alzò verso la mezzanotte, prese il berretto proprio e quelli dei fratellini, e piano piano li andò a mettere in capo alle figlie dell'Orco, dopo aver loro tolto le corone d'oro. Queste qui poi se le misero lui e i fratelli, affinchè l'Orco scambiasse loro per le figlie, e le figlie pei ragazzi che volea scannare.
Ecco. Il genitore accorto qui ha già capito che finisce male. Ma il pargolo ti guarda con occhi sognanti, dicendo “e poi? Cosa succede?” 
La cosa andò per l'appunto come l'avea pensata; perchè l'Orco, svegliatosi sulla mezzanotte, si rammaricò di aver rimandato al domani quel che potea fare il giorno prima. Salì a tentoni nella camera delle figlie, e si accostò al letto dov'erano i ragazzi, i quali tutti dormivano, meno Pollicino che ebbe una paura terribile quando si sentì toccare la testa dalla mano dell'Orco, che gíà avea toccato la testa dei fratelli. L'Orco che sentì le corone d'oro: "Stavo per farla grossa, brontolò; si vede che ho bevuto troppo iersera. Si accostò poi al letto delle figlie, e quando ebbe palpato i berretti: "Ah! eccoli, disse, i bricconcelli! Lavoriamo da bravi!" Così dicendo, e senza esitare un momento, tagliò la gola alle sue sette figlie, e tutto contento della bravura, se ne tornò da basso accanto alla moglie.
Oh! Che bello!. Un padre (seppur Orco) che sgozza le sue sette figlie.
Quale altra immagine lasciare ai nostri bambini? Cosa c’è di meglio di un bello sgozzamento di minori per mandare a letto sereni i mostriciattoli?

E poi succede qualcosa che mi ha sempre lasciato perplesso: 
Non appena udì russare l'Orco, Pollicino destò i fratelli e disse loro che si vestissero presto e lo seguissero. Discesero in punta di piedi in giardino e saltarono di sopra al muro. Corsero quasi tutta la notte, tremando sempre e senza sapere dove andassero.
Scappano così. Senza incontrare alcun ostacolo. Niente porte sbarrate, cani di guardia, sistemi antifurto Beghelli. Ma santa pazienza, allora non potevi scappare prima, evitando lo sgozzamento? Cioè, Pollicino: serviva mettere in pista questo piano astruso modello A-Team del cambio berretti-coroncine? Piano che peraltro ti è riuscito solo per una fortunata coincidenza?

Faccio a questo punto una pausa nel flusso narrativo per fare una considerazione: alla fin fine i genitori Orchi fino a questo momento si sono dimostrati molto meglio dei genitori umani di Pollicino & brothers.
Voi direte: ma se l’Orco voleva sgozzare i sette piccoli umani! Certo: ma intanto non erano figli suoi.
Le sue figlie mangiano carne fresca, hanno una bella carnagione e posseggono ognuna una coroncina d’oro.
I genitori di Pollicino, per incapacità imprenditoriale, fanno fare la fame ai figli e non contenti li abbandonano ripetutamente nel bosco.
Ora, non so cosa ne pensate voi: ma tra i due esempi mi pare che gli umani non ci facciano una grade figura

Tornando a bomba alla nostra storia, la mattina dopo si scopre la tragedia:
Svegliatosi l'Orco, disse alla moglie: "Va di sopra e apparecchiami quei furfantelli di iersera." L'Orca si maravigliò di tanta bontà nel marito, e subito montò di sopra, dove ebbe un colpo quando vide le sette figlie scannate che nuotavano in un mare di sangue.
E con questa poetica immagine delle orchette sgozzate che nuotano in un bagno di sangue, che credo sia quanto di più indicato per un bambino di tre anni, finisco questa puntata.

Ci manca solo il gran finale. O, meglio, i gran finali. Visto che il Perrault ne ha scritti ben due. Ma di questo parleremo la prossima volta.

lunedì 18 giugno 2012

Il compleanno del sosia di Paul Mc Cartney



Un omaggio a Paul (ma a me piaceva più John) e alle teorie dei complotti. Che dimostrano che la fantasia umana non ha limiti. E come questo non sia sempre un bene.

Per chi volesse saperne di più dei complotti suggerisco:
http://attivissimo.blogspot.it/p/indice-delle-indagini-antibufala.html
http://complottismo.blogspot.it/

giovedì 31 maggio 2012

I parchetti e la Sindrome di Micheleserra


Con la bella stagione (nonostante la primavera più piovosa della storia), si infittiscono le visite dei mostriciattoli ai parchetti che, come trappole ineludibili, circondano in ogni direzione casa nostra.

Un parchetto di oggi (nemmeno troppo grande)
Ma voi li avete presenti i parchetti di oggi?

Sistemi di scivoli a forma di nastro di Moebius, ponti tibetani, torri, case, casette, casupole, pareti per arrampicarsi, scale di corde, giochi a molla, tubi, pale rotanti, alabarde spaziali, liane. Il tutto in gruppi di giochi a forma di Cargo battente bandiera liberiana, Castello di Hogwarts, Fattoria degli animali, Battlestar Galactica, Morte nera, posati su un sottofondo di gomma semimorbida, colorata, antiurto e antigraffio.

L’altro giorno, mentre sorvegliavo blandamente i mostriciattoli che, appesi a una liana, si lanciavano a testa in giù dentro un tubo rosso di cui non scorgevo l’uscita, ho ripensato ai parchetti di quando ero giovane io

E mi è venuto per un attimo un rigurgito di Sindrome di Micheleserra. Ovvero l’indulgente atteggiamento di dire: ah, come era più semplice e bello ai miei tempi quando avevamo poche cose, ma con queste ci divertivamo anche di più di adesso che abbiamo tutto.

Poi però ho ripensato bene a come erano i parchi giochi ai miei tempi (evitando che il tempo smussasse troppo gli angoli della memoria, come dice De Gregori). Ne faccio una breve descrizione per ricordarmi che, come diceva mio nonno, si stava più male, quando si stava peggio.

Allora, in primo luogo c’era uno scivolo, singolo, in metallo. Un attrezzo che in epoche antiche (tra la caduta di Costantinopoli e la Battaglia di Lepanto) era stato rosso o blu (si potevano ancora intravedere alcuni frammenti di pittura). Ma che ai miei tempi era di un colore tra il grigio e la ruggine.

Un parchetto negli anni '70 (in piena Piccola Era Glaciale)
A fianco erano posizionate due altalene, di cui una regolarmente rotta (ho sempre pensato che i Comuni per risparmiare le comprassero già così: con una altalena rotta). Sotto l’altalena funzionante (per il cui utilizzo si creava una fila che neanche a Melegnano il 30 agosto) si formava una buca. Per questo c’era regolarmente tra settembre e luglio una pozzanghera o uno strato di fango. Ad agosto no. Ma l’altalena (e gli altri giochi) non si potevano usare perché raggiungevano sotto il sole la temperatura di 120/130 gradi.

Infine si poteva trovare una giostra di quelle che venivano fatte girare vorticosamente agendo su un volante centrale. Vinceva il primo che vomitava.
O, in alternativa, poteva esserci un bilanciere: ovvero quell’asta su perno centrale su cui due bimbi dovevano sedersi basculando su e giù alternativamente. Qui il dramma avveniva quando uno dei due pargoli scendeva improvvisamente facendo precipitare l’altro verso terra con gravi rischi di frattura del coccige.

E questo era tutto (se si escludono le panchine per le mamme e i nonni). In effetti, una volta un bambino che veniva da un'altra Regione ci disse che da loro c’erano parchi giochi in cui c’erano quattro altalene (tutte funzionanti) e sia la giostra sia il bilanciere. Ma naturalmente nessuno ha creduto a questa palese frottola. Ho saputo poi che da grande è diventato uno stimato giornalista. Quando si dice: “era portato fin da giovane”.

martedì 22 maggio 2012

Pollicino è un vero genio? (puntata 2)


Pollicino, in un ritratto
della bravissima Lucia Salemi
Nella puntata precedente, che trovate qui, abbiamo visto come due piccoli imprenditori (ramo taglialegna), non particolarmente dotati dal punto di vista manageriale (ma irresponsabilmente prolifici), tentano di abbandonare nel bosco i loro sette figli causa crisi economica. 

Vengono tuttavia buggerati dal figlio più piccolo (che il Perrault dice essere molto intelligente, anche se lo descrive più come un disadattato sociopatico affetto da handicap fisici). Insomma: il Pollicino, con il vecchio trucco delle pietruzze, riporta i sei fratelli a casa proprio in un raro momento di stabilità economica, visto che il signore del villaggio aveva appena pagato un vecchio debito di dieci scudi (dal che si dimostra come il problema dei ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni abbia radici antiche…). Insomma: eravamo qui:
La contentezza dei genitori fu grande, ma durò solo fino a che durarono i dieci scudi; finiti questi, ricaddero i poveretti nella disperazione di prima, e da capo decisero di perdere i figli, portandoli, per non mancare il colpo, molto più lontano della prima volta.
I due, evidentemente, non mangiano pane e volpe a colazione, visto che Pollicino li scopre un’altra volta. Tuttavia, nella loro ottusità, prendono un paio di interessanti contromisure:
Per segreto che fosse il complotto, Pollicino ne afferrò qualche parola, e subito contò di cavarsi d'impaccio come la prima volta; ma, benchè si alzasse di buon mattino per raccoglier pietruzze, non riuscì nell'intento, perchè trovò chiusa a doppia mandata la porta di casa. Non sapea che fare, quando, avendo la mamma dato a ciascuno un pezzo di pane per la colazione, ei pensò di servirsi del pane invece che delle pietruzze, sbricciolandone la mollica lungo la strada che avrebbero fatto. 
I due genitori modello riportano quindi i figli nel bosco e li riabbandonano. 
Il babbo e la mamma li menarono nel punto più fitto e scuro del bosco, e poi, infilata una scorciatoia, li piantarono soli.
Qui inizio a pensare che il Perrault non abbia torto sula sagacia di Pollicino: ma solo in termini relativi. Voglio dire: è evidente che gli altri sei fratelli sono dei rimbambiti. Ma scusa: ti hanno già abbandonato nel bosco una volta. Santa pazienza, cosa ci torni a fare? Inventati una scusa: chessò, che ti è morto il gatto, che devi andare a scuola, che ci sono i Power Ranger in tv!

Comunque, Pollicino, forte di una infondata sicumera, cerca di riportarli a casa di nuovo. 
E ancora: ti hanno abbandonato due volte! Sveglia! Non ti vogliono, fattene una ragione!
Purtroppo però il suo piano rileva profondi deficit strutturali: 
Pollicino non se n'afflisse gran che, credendo di poter ritrovare la via di casa per mezzo del pane sbricciolato cammin facendo; ma fu molto sorpreso, quando non riuscì a trovarne nemmeno una briciola: gli uccelli erano venuti e aveano mangiato ogni cosa.
Iniziano a camminare nel bosco, ma senza navigatore si perdono. E qui, seguendo la vena allegra che pervade tutta la fiaba, iniziano una serie di sfighe concatenate:
Venne la notte, e un gran vento si levò, che faceva loro una paura terribile. Da tutte le parti parea loro di sentire gli urli dei lupi che venivano per mangiarli. Sopravvenne un acquazzone, che li bagnò fino all'osso; sdrucciolavano ad ogni passo, ruzzolavano nella mota e si rialzavano tutti inzaccherati, non sapendo che fare delle loro mani.
Insomma, mancano solo la pioggia di rane e le lingue di fuoco che cadono dal cielo.
Al Pollicino viene comunque una idea non peregrina. Si arrampica su un albero per orientarsi un po’. Scorge così una luce di una candela verso la quale guida i sei decerebrati che gli si accompagnano:
Arrivarono finalmente alla casa dov'era la candela, non senza molta paura; perché spesso la perdevano di vista, quando scendevano in qualche sentiero più basso. Bussarono alla porta. Una buona donna venne ad aprire, e domandò che cosa volessero. Rispose Pollicino che erano dei poveri bambini sperdutisi nel bosco, e che domandavano per carità un posticino per dormire.
E qui tu pensi: una buona donna. Oh! Finalmente un po’ di fortuna dopo tutta questa sfiga. E invece no, non hai tenuto conto del sadismo macabro del Perrault:
La donna, vedendoli tutti così bellini, si mise a piangere. "Ahimè! disse, poveri piccini, dove siete capitati! Sapete voi che questa è la casa d'un Orco, che si mangia i bimbi? Ahimè! signora, rispose Pollicino, e che faremo noi? Se non ci date ricovero, non può mancare che stanotte stessa non ci mangino vivi i lupi del bosco. Se così dev'essere, meglio è che ci mangi il signor Orco; può anche darsi che abbia pietà di noi, se voi vi compiacerete di pregarlo".
Allegria! Direbbe Mike. Cosa succederà adesso? Come finirà questo derby dello sbranamento di bimbi tra i Lupi e l’Orco? Lo vedremo nella prossima puntata di questa storia.

A nanna, bimbi.