giovedì 31 maggio 2012

I parchetti e la Sindrome di Micheleserra


Con la bella stagione (nonostante la primavera più piovosa della storia), si infittiscono le visite dei mostriciattoli ai parchetti che, come trappole ineludibili, circondano in ogni direzione casa nostra.

Un parchetto di oggi (nemmeno troppo grande)
Ma voi li avete presenti i parchetti di oggi?

Sistemi di scivoli a forma di nastro di Moebius, ponti tibetani, torri, case, casette, casupole, pareti per arrampicarsi, scale di corde, giochi a molla, tubi, pale rotanti, alabarde spaziali, liane. Il tutto in gruppi di giochi a forma di Cargo battente bandiera liberiana, Castello di Hogwarts, Fattoria degli animali, Battlestar Galactica, Morte nera, posati su un sottofondo di gomma semimorbida, colorata, antiurto e antigraffio.

L’altro giorno, mentre sorvegliavo blandamente i mostriciattoli che, appesi a una liana, si lanciavano a testa in giù dentro un tubo rosso di cui non scorgevo l’uscita, ho ripensato ai parchetti di quando ero giovane io

E mi è venuto per un attimo un rigurgito di Sindrome di Micheleserra. Ovvero l’indulgente atteggiamento di dire: ah, come era più semplice e bello ai miei tempi quando avevamo poche cose, ma con queste ci divertivamo anche di più di adesso che abbiamo tutto.

Poi però ho ripensato bene a come erano i parchi giochi ai miei tempi (evitando che il tempo smussasse troppo gli angoli della memoria, come dice De Gregori). Ne faccio una breve descrizione per ricordarmi che, come diceva mio nonno, si stava più male, quando si stava peggio.

Allora, in primo luogo c’era uno scivolo, singolo, in metallo. Un attrezzo che in epoche antiche (tra la caduta di Costantinopoli e la Battaglia di Lepanto) era stato rosso o blu (si potevano ancora intravedere alcuni frammenti di pittura). Ma che ai miei tempi era di un colore tra il grigio e la ruggine.

Un parchetto negli anni '70 (in piena Piccola Era Glaciale)
A fianco erano posizionate due altalene, di cui una regolarmente rotta (ho sempre pensato che i Comuni per risparmiare le comprassero già così: con una altalena rotta). Sotto l’altalena funzionante (per il cui utilizzo si creava una fila che neanche a Melegnano il 30 agosto) si formava una buca. Per questo c’era regolarmente tra settembre e luglio una pozzanghera o uno strato di fango. Ad agosto no. Ma l’altalena (e gli altri giochi) non si potevano usare perché raggiungevano sotto il sole la temperatura di 120/130 gradi.

Infine si poteva trovare una giostra di quelle che venivano fatte girare vorticosamente agendo su un volante centrale. Vinceva il primo che vomitava.
O, in alternativa, poteva esserci un bilanciere: ovvero quell’asta su perno centrale su cui due bimbi dovevano sedersi basculando su e giù alternativamente. Qui il dramma avveniva quando uno dei due pargoli scendeva improvvisamente facendo precipitare l’altro verso terra con gravi rischi di frattura del coccige.

E questo era tutto (se si escludono le panchine per le mamme e i nonni). In effetti, una volta un bambino che veniva da un'altra Regione ci disse che da loro c’erano parchi giochi in cui c’erano quattro altalene (tutte funzionanti) e sia la giostra sia il bilanciere. Ma naturalmente nessuno ha creduto a questa palese frottola. Ho saputo poi che da grande è diventato uno stimato giornalista. Quando si dice: “era portato fin da giovane”.

martedì 22 maggio 2012

Pollicino è un vero genio? (puntata 2)


Pollicino, in un ritratto
della bravissima Lucia Salemi
Nella puntata precedente, che trovate qui, abbiamo visto come due piccoli imprenditori (ramo taglialegna), non particolarmente dotati dal punto di vista manageriale (ma irresponsabilmente prolifici), tentano di abbandonare nel bosco i loro sette figli causa crisi economica. 

Vengono tuttavia buggerati dal figlio più piccolo (che il Perrault dice essere molto intelligente, anche se lo descrive più come un disadattato sociopatico affetto da handicap fisici). Insomma: il Pollicino, con il vecchio trucco delle pietruzze, riporta i sei fratelli a casa proprio in un raro momento di stabilità economica, visto che il signore del villaggio aveva appena pagato un vecchio debito di dieci scudi (dal che si dimostra come il problema dei ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni abbia radici antiche…). Insomma: eravamo qui:
La contentezza dei genitori fu grande, ma durò solo fino a che durarono i dieci scudi; finiti questi, ricaddero i poveretti nella disperazione di prima, e da capo decisero di perdere i figli, portandoli, per non mancare il colpo, molto più lontano della prima volta.
I due, evidentemente, non mangiano pane e volpe a colazione, visto che Pollicino li scopre un’altra volta. Tuttavia, nella loro ottusità, prendono un paio di interessanti contromisure:
Per segreto che fosse il complotto, Pollicino ne afferrò qualche parola, e subito contò di cavarsi d'impaccio come la prima volta; ma, benchè si alzasse di buon mattino per raccoglier pietruzze, non riuscì nell'intento, perchè trovò chiusa a doppia mandata la porta di casa. Non sapea che fare, quando, avendo la mamma dato a ciascuno un pezzo di pane per la colazione, ei pensò di servirsi del pane invece che delle pietruzze, sbricciolandone la mollica lungo la strada che avrebbero fatto. 
I due genitori modello riportano quindi i figli nel bosco e li riabbandonano. 
Il babbo e la mamma li menarono nel punto più fitto e scuro del bosco, e poi, infilata una scorciatoia, li piantarono soli.
Qui inizio a pensare che il Perrault non abbia torto sula sagacia di Pollicino: ma solo in termini relativi. Voglio dire: è evidente che gli altri sei fratelli sono dei rimbambiti. Ma scusa: ti hanno già abbandonato nel bosco una volta. Santa pazienza, cosa ci torni a fare? Inventati una scusa: chessò, che ti è morto il gatto, che devi andare a scuola, che ci sono i Power Ranger in tv!

Comunque, Pollicino, forte di una infondata sicumera, cerca di riportarli a casa di nuovo. 
E ancora: ti hanno abbandonato due volte! Sveglia! Non ti vogliono, fattene una ragione!
Purtroppo però il suo piano rileva profondi deficit strutturali: 
Pollicino non se n'afflisse gran che, credendo di poter ritrovare la via di casa per mezzo del pane sbricciolato cammin facendo; ma fu molto sorpreso, quando non riuscì a trovarne nemmeno una briciola: gli uccelli erano venuti e aveano mangiato ogni cosa.
Iniziano a camminare nel bosco, ma senza navigatore si perdono. E qui, seguendo la vena allegra che pervade tutta la fiaba, iniziano una serie di sfighe concatenate:
Venne la notte, e un gran vento si levò, che faceva loro una paura terribile. Da tutte le parti parea loro di sentire gli urli dei lupi che venivano per mangiarli. Sopravvenne un acquazzone, che li bagnò fino all'osso; sdrucciolavano ad ogni passo, ruzzolavano nella mota e si rialzavano tutti inzaccherati, non sapendo che fare delle loro mani.
Insomma, mancano solo la pioggia di rane e le lingue di fuoco che cadono dal cielo.
Al Pollicino viene comunque una idea non peregrina. Si arrampica su un albero per orientarsi un po’. Scorge così una luce di una candela verso la quale guida i sei decerebrati che gli si accompagnano:
Arrivarono finalmente alla casa dov'era la candela, non senza molta paura; perché spesso la perdevano di vista, quando scendevano in qualche sentiero più basso. Bussarono alla porta. Una buona donna venne ad aprire, e domandò che cosa volessero. Rispose Pollicino che erano dei poveri bambini sperdutisi nel bosco, e che domandavano per carità un posticino per dormire.
E qui tu pensi: una buona donna. Oh! Finalmente un po’ di fortuna dopo tutta questa sfiga. E invece no, non hai tenuto conto del sadismo macabro del Perrault:
La donna, vedendoli tutti così bellini, si mise a piangere. "Ahimè! disse, poveri piccini, dove siete capitati! Sapete voi che questa è la casa d'un Orco, che si mangia i bimbi? Ahimè! signora, rispose Pollicino, e che faremo noi? Se non ci date ricovero, non può mancare che stanotte stessa non ci mangino vivi i lupi del bosco. Se così dev'essere, meglio è che ci mangi il signor Orco; può anche darsi che abbia pietà di noi, se voi vi compiacerete di pregarlo".
Allegria! Direbbe Mike. Cosa succederà adesso? Come finirà questo derby dello sbranamento di bimbi tra i Lupi e l’Orco? Lo vedremo nella prossima puntata di questa storia.

A nanna, bimbi.

giovedì 17 maggio 2012

L'incredibile James Randi

Mentre proseguo l'esegesi di Pollicino (qui la prima parte) che presenta aspetti sempre più inquietanti, vi segnalo che in questi giorni è stato in Italia James Randi. 

James Randi è (davvero) un esempio, per i mostriciattoli.
Insomma l'opposto di quest'altrohttp://zoodeimieifigli.blogspot.it/2012/02/un-genio-del-nostro-tempo-un-esempio.html

Per i due o tre che no lo conoscessero, è un ex illusionista (uno dei più grandi di tutti i tempi) che da qualche anno passa la vita a smascherare imbroglioni, presunti parapsicologi, maghi e fattucchiere.
Se volte saperne di più, potete iniziare da qui: http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100313

È anche una delle persone più spiritose che girano per questo piccolo mondo: se avete dieci minuti, guardate questo video. È in inglese, ma ci sono i sottotitoli in 30 lingue (compreso l'italiano).

giovedì 10 maggio 2012

Pollicino è un vero genio? (puntata 1)


Se Carlo Petrini (quello di slow food)  leggesse questo blog so già che penserebbe: vabbè, ma tu te la prendi con i Barbapapà, i puffi, Velma Dinkley. Tutta roba moderna. Bisogna tornare alle care vecchie favole di una volta. Favole a chilometri zero, in cui si ritrovano i sani valori della campagna…

Vorrei essere chiaro: trattasi di FREGNACCE.

E ve lo dimostro con una delle fiabe più innocenti: Pollicino, il simpatico racconto di quella sagoma di Charles Perrault (datato 1697 o giù di lì).

Uso questa fiaba perché il mostriciattolo numero 1 ha un’ossessione per Pollicino. Una ossessione che mi ha obbligato a leggere Pollicino quelle 27 volte al mese che fanno sempre piacere.

Vediamo l’inizio, la presentazione della famiglia di Pollicino:

C'era una volta uno spaccalegna e una spaccalegna, che avevano sette bimbi, tutti maschietti. Il maggiore avea solo dieci anni e il più piccolo sette. Come mai, direte, tanti figli in così poco tempo? Gli è che la moglie andava di buon passo e non ne faceva meno di due alla volta.

Era poverissima, e i sette bimbi gl'incomodavano assai, visto che nessuno di essi era in grado di buscarsi da vivere.

Siamo quindi di fronte a una coppia di imprenditori, ramo materiale da costruzione e combustibili, con una impresa di famiglia che non versa in buone acque. Nonostante questo figliano come un Barbapapà qualunque

Ma, santa pazienza, se i figli t’incomodano assai, perché cavolo li hai fatti? Insomma, ci troviamo subito di fronte a una bella ventata di allegria campagnola, di quelle che piacerebbero al nostro Petrini. 

Vediamo adesso l’introduzione del nostro protagonista, il Pollicino:

Per giunta di cordoglio, il più piccino era molto delicato e non apriva mai bocca, sicchè si scambiava per grulleria quello che era un segno di bontà di cuore. Era piccolissimo, e quando venne al mondo non era mica più grosso del pollice, ed è perciò che lo chiamarono Pollicino. Questo povero bimbo era il bersaglio della casa, e sempre a lui si dava il torto. Era però il più sennato e fine di tutti i fratelli, e se poco parlava, ascoltava molto.

Il nostro eroe è quindi un disadattato, sociopatico, ai limiti dell’autismo, affetto da nanismo. Uno a metà tra Forrest Gump e Rain Man. Questo è il modello che additiamo ai mostriciattoli …

Comunque, in questo turbinio di ottimismo e spensieratezza, ecco che arriva una bella crisi economica che si abbatte su una gestione aziendale che, come abbiamo visto, già presentava diverse carenze. E allora cosa pensano i due amorevoli genitori? Ma certo! Di abbandonare i figli:

Venne una gran brutta annata, e tanta fu la carestia, che quella povera gente decise di sbarazzarsi dei piccini. Una sera che questi erano a letto, lo spaccalegna disse tutto afflitto alla moglie, seduta con lui davanti al fuoco: "Tu vedi che non possiamo più dar da mangiare ai piccini; vedermeli morir di fame sotto gli occhi non mi dà l'animo, e ho deciso di menarli domani al bosco perchè vi si sperdano”.

La moglie, per un po’, fa finta di fare resistenza, ma alla fine cede. D’altronde, quale genitore non abbandonerebbe i figli in questa occasione. Purtroppo i due non hanno tenuto conto del figlio sociopatico, che evidentemente è pure insonne:

Pollicino aveva intanto udito ogni cosa, perché essendosi accorto che discorrevano di affari, era sgusciato fuori dal suo letticciuolo e s'era insinuato sotto lo sgabello del padre.

E cosa fa il piccolo genio (fino a prova contraria)? Chiama la polizia? O almeno lo sceriffo di Sherwood? Avverte il telefono azzurro? Avvisa i fratelli e insieme fanno internare i genitori, rilevando l’azienda di famiglia e facendola diventare una multinazionale del legno, una nuova IKEA? No:

Andò subito a ricoricarsi, nè chiuse più occhio, pensando a quel che avesse da fare. Si alzò di buon mattino e se n'andò sulle rive d'un ruscello, dove s'empì le tasche di pietruzze bianche, e poi se ne tornò a casa. Si misero in cammino, e Pollicino non disse niente ai fratelli di quanto sapeva.

La mattina dopo i due genitori modello portano i figli nel bosco. E li abbandonano.

Quando si videro soli, i bambini si dettero a gridare e a piangere il più che potevano.

E qui esce il lato sadico di Pollicino:

Pollicino li lasciava gridare, ben sapendo per che via ritornare a casa; poichè cammin facendo, avea lasciato cader per terra le pietruzze portate in saccoccia. "Non abbiate paura, disse, fratelli miei; il babbo e la mamma ci han lasciati qui, ma io vi ricondurrò fino a casa: seguitemi."

I fratelli, immagino dopo aver massacrato di botte Pollicino per vendicarsi della bastardata che gli ha appena fatto, lo seguono.  Ora mi chiedo e vi chiedo: ti hanno abbandonato. Ma cosa torni a casa a fare? Cioè, cosa speri, che abbiano cambiato idea? E questo sarebbe il fratellino intelligente?

Comunque: tornano a casa. E cosa trovano? Vediamo:

Arrivati a casa dal bosco, lo spaccalegna e la moglie ricevettero dieci scudi, che da un pezzo doveano riscuotere dal signore del villaggio e sui quali non contavano più. Si sentirono rinascere, tanta era la fame che li tormentava. Il marito mandò subito la moglie dal beccaio. E poichè da molto tempo si stava digiuni, la donna comprò tanta carne che poteva bastar per sei persone non che per due.

Cioè: i due impuniti hanno appena abbandonato sette figli nel bosco perché non hanno di che mangiare, condannandoli a morire nella migliore delle ipotesi sbranati dalle belve. Trovano i soldi e tu dici: la prima cosa che penseranno è andare a recuperare i figli. Nooooooooo! Giù a mangiare ai quattro palmenti. Poi, a stomaco pieno, gli viene qualche rimorso:

Saziati che furono, disse la poveretta: "Ahimè, dove saranno ora quei poveri piccini! Che festa farebbero di questi avanzi”

Gli avanzi ?!?!? Vabbé, abbiamo capito che i due taglialegna non vinceranno il premio "genitore dell'anno 1697/8". A questo punto, tuttavia, il Perrault apre uno spaccato sociologico sul rapporto uomo/donna che, pur interrompendo il flusso narrativo, ci fa capire come le cose non siano per niente cambiate dal 1697 a oggi:

Lo spaccalegna, dalli e dalli, gli scappò la pazienza, e minacciò di batterla, se non si stava zitta. Non già che non fosse più addolorato di lei; ma la moglie ciarliera gli rompeva la testa ripetendogli che l'avea detto, ed egli era come tanti altri, cui piacciono le donne che dicono bene, ma che non possono soffrire quelle che hanno sempre ben detto.

Ed ecco che, mentre la moglie continua a struggersi e il marito a smaronarsi, con un coup de teatre degno dei migliori telefilm degli anni ottanta, i sette figli ricompaiono. I genitori sono abbastanza contenti e gli danno pure da mangiare (immagino gli avanzi di cui sopra).

Tutto bene quel che finisce bene, uno pensa. Invece no: l’incapacità imprenditoriale dei due taglialegna unita al calo del PIL ci rimette lo zampino:

La contentezza dei genitori fu grande, ma durò solo fino a che durarono i dieci scudi; finiti questi, ricaddero i poveretti nella disperazione di prima, e da capo decisero di perdere i figli, portandoli, per non mancare il colpo, molto più lontano della prima volta.

Cosa succederà adesso? lo vedremo nella prossima puntata di questa disamina del “mito” Pollicino