mercoledì 29 febbraio 2012
venerdì 24 febbraio 2012
Roma nella morsa del tiepido! (Maiale e Alemanno 2)
giovedì 23 febbraio 2012
Ci vuole un fiore. Ma non per la logica
Chi
ha mostriciattoli sa che non si può
sfuggire alle allegre canzoncine dell’infanzia.
Come in quei falsi sillogismi tipo:
Orecchiabili
musichette con testi tra il semplice e il dadaista ci accompagnano a casa, in
macchina, sul computer, in ascensore, sul tram…
Entro limiti ragionevoli (che si superano alla sesta
volte di seguito che ti tocca sentire la stessa canzone) sono anche carine. Ci
ricordano la nostra infanzia, sono simpatiche, creano condivisione e complicità
con i mostriciattoli, eccetera.
Tuttavia
non bisogna fissarsi troppo sui testi.
Perché le cattive sorprese si nascondono anche nella canzonetta apparentemente
più innocente.
Prendiamo, ad esempio, la canzone “Ci vuole
un fiore”, testo di Gianni Rodari, musica di Sergio Endrigo e Bacalov.
La prima
strofa va via abbastanza liscia
Le cose di ogni giorno
raccontano segreti
a chi le sa guardare ed
ascoltare.
Per fare un tavolo ci vuole il
legno
per fare il legno ci vuole
l'albero
per fare l'albero ci vuole il
seme
per fare il seme ci vuole il
frutto
per fare il frutto ci vuole un
fiore
ci vuole un fiore, ci vuole un
fiore,
per fare un tavolo ci vuole un
fio-o-re.
Certo.
Alcuni passaggi sono un po’ forzati, ma tutto sommato si tratta di generalizzazioni accettabili.
L’attacco alla logica arriva
quando affrontiamo la seconda strofa, che pochissimi ricordano (un po’ come le strofe dell’Inno
di Mameli successive alla prima, quelle che parlano di Balilla, Ferruccio e del
sangue polacco).
Vediamola
qui:
Per fare un fiore ci vuole un
ramo
per fare il ramo ci vuole
l'albero
E già
qui la cosa inizia a scricchiolare: allora, abbiamo appena detto (strofa 1) che per fare un albero di vuole un fiore. Ora
diciamo che per fare un fiore ci vuole un albero. Siamo in una classica trappola logica circolare. Un po' come il problema di chi viene prima tra l'uovo e la gallina (ma qui è facile: viene prima l'uovo. C'erano dinosauri che facevano uova milioni di anni prima della prima protogallina)
Comunque, da
qui è il disastro:
per fare l'albero ci vuole il
bosco
per fare il bosco ci vuole il monte
per fare il monte ci vuol la
terra
per far la terra vi vuole un
fior
per fare tutto ci vuole un
fiore
Cosa vuol dire che per fare un
albero ci vuole il bosco?
Ma non ci voleva un fiore?
Ci vuole un fiore E
un bosco?
E da
quando i boschi stanno solo sui monti?
Poi,
che per fare un monte ci voglia la terra sarebbe tautologico, se non ci fossero
monti anche su Marte.
Il tutto per dire che per fare
la terra ci vuole un fiore.
Che, pensateci, è veramente
assurdo!
Siamo
chiaramente di fronte a un delirio lisergico, in cui la logica è andata completamente in pappa.
Come in quei falsi sillogismi tipo:
Gli apostoli erano 12
Pietro e
Giuda erano apostoli
Pietro e Giuda erano 12.
Ora mi chiedo angosciato: come farò a
spiegare ai mostriciattoli il ragionamento logico, il metodo scientifico se li
ho imbottiti di cose tipo “per fare la
terra ci vuole un fiore”?
lunedì 20 febbraio 2012
domenica 19 febbraio 2012
L’inquietante scoperta del “Glassgate”: il complotto contro gli intelligenti nei cartoni
Facendo ricerche sulla triste situazione di Dotto, il nano intelligente
probabilmente adottato (vedi http://zoodeimieifigli.blogspot.com/2012/01/il-segreto-dei-sette-nani.html), ho avuto modo di riflettere su quella che ormai
considero più che un’inquietante ipotesi:
C’è un pregiudizio anti intellettuale nei cartoni animati!
Fateci caso: i personaggi intelligenti sono scherniti, fin dal nome, e
sono in genere fisicamente sfigati.
Ma veniamo alle prove: perché qui non siam mica a Voyager che basta
sparare fregnacce a caso con una ossessiva musichetta angosciante di sottofondo.
1. Prima prova: Dotto. di cui abbiamo già detto:
soffre di dislessia, probabilmente psicosomatica. Immaginate infatti le insicurezze psicologiche derivanti dall’essere un
nano e per di più probabilmente adottato
(come abbiamo già dimostrato).
Ha un nome diverso da tutti gli altri (non si chiama, infatti, Dottolo)
Porta gli occhiali.
2. Veniamo ai Barbapapà (l’apparentemente
allegra famiglia di blob obesi che in realtà nasconde angoscianti segreti).
Prendiamo Barbottina (qui di fianco in
una foto i qualche anno fa).
Ragionate un attimo sul suo nome. Barbottina.
Cioè i fratelli si chiamano Barbabravo, Barbaforte, Barbabella.
E lei come l’han chiamata quegli impuniti dei due genitori?
Barbacolta?
Barbaintelligente? Barbalettrice?
No Barbottina! cioè siccome legge è una che borbotta. Insomma rompe (in
effetti fa sempre un po’ la saputella, ma anche Barbaforte è aggressivo e mica l’han chiamato Barbabullo).
Occhio: anche lei porta gli occhiali.
Occhio: anche lei porta gli occhiali.
3. Passiamo ai Puffi (gli
strani ometti blu che son alti su per giù due mele o poco più).
Ecco che ci imbattiamo in Puffo
quattrocchi.
Stesso copione: gli altri puffi hanno nomi tipo Puffo esploratore, Puffo inventore,
Puffo forzuto, Puffo sognatore, Puffo onanista.
Lui: Puffo quattrocchi. Insomma, siccome legge (e ha sempre quel ditino alzato da saccente) va subito preso per il
Puffoculo.
Naturalmente porta gli occhiali.
4. Veniamo all’ultima prova: Velma
Dinkley
E chi cavolo è Velma Dinkley? … diranno subito i miei piccoli lettori.
Vi metto una foto. Velma è la prima a sinistra (per chi guarda):
L’avrete riconosciuta: è la tipa intelligente del gruppo di Scooby-doo (la Mistery Inc.). Quella che risolve tutti i casi (che poi non ci vuole molto: il
colpevole è sempre il custode che ha trovato un tesoro nascosto o una miniera
d’oro o il perfido agente immobiliare che vuole fare una sana speculazione
sull’area).
Comunque, siamo alle solite.
Lei si chiama Velma. Ripetetelo ad alta voce. Velma. Fa rima con Melma. Invitante, vero?
Guarda caso, l'altra donna del gruppo, la decerebrata che non risolve mai un caso (la prima a destra nella nostra foto, che
evidentemente è lì perché quel big Jim di Fred ci sta a prova') si chiama Daphne.
Pronunciatelo ad alta voce, un po’lascivamente: Dafne…
Velma contro Daphne.
Ecco. Io non ho pregiudizi, ma non ho mai sentito di una spogliarellista di nome Velma.
Ecco. Io non ho pregiudizi, ma non ho mai sentito di una spogliarellista di nome Velma.
Il maschietto preadolescenziale, quindi, è subdolamente spinto verso la
decerebrata Daphne e genera come feed back nelle femminucce una repulsione del
modello “Velma”.
Infine, anche Velma porta gli occhiali.
Le inevitabili conclusioni
Abbiamo quattro personaggi che provengono da Paesi e periodi storici molto diversi:
dagli USA sia Dotto (fine anni ‘30) sia Velma (fine anni ’60),
mentre Puffo quattrocchi (fine anni ’50) è Belga e Barbottina (anni ’70)
è francese.
Tutti e quattro i personaggi sono molto intelligenti
Tutti e quattro leggono, si informano, cercano di capire il mondo
Tutti e quattro sono dei discreti scassamaroni
Ma allo stesso tempo:
tutti e quattro hanno nomi da denuncia (dei genitori)
Tutti e quattro portano gli occhiali
Siamo evidentemente alla presenza di un complotto globale che utilizza i cartoni per spingere i bimbi a
diffidare della conoscenza, della cultura, della sagacia.
Si tratta di una perversa cospirazione che chiamerò “Glassgate”:
lo scandalo degli occhiali.
Vi terrò aggiornati su questa scoperta, che da alcune ricerche
preliminari coinvolgerebbe la Trilateral, il Bilderberg, il club di Topolino,
l’Heartland Institute, il Grande Puffo, gli Illuminati e l’Armando della Pimpa…
venerdì 17 febbraio 2012
venerdì 10 febbraio 2012
lunedì 6 febbraio 2012
venerdì 3 febbraio 2012
Un genio del nostro tempo. Un esempio per i mostriciattoli
Mentre i mostriciattoli crescono, bisogna
iniziare a pensare a quali esempi dare loro.
Quali personalità eminenti del
nostro tempo indicargli come modelli morali?
Quali sono i campioni, i prototipi di uomo e donna, gli ideali (platonici e no) che un
bravo genitore può e deve utilizzare nella sua educazione?
Bene, stamattina leggendo il Corriere della Sera ne ho trovato uno:
Domenico Scilipoti, detto Mimmo.
Si tratta senza dubbio di un genio del nostro tempo. Una persona che,
trovandosi a Rio ed essendo scomodo con i mezzi, invia alla presentazione di un libro un suo sosia.
Certo il libro era dell’ Onorevole Razzi, che con Scilipoti fa parte
dei Responsabili (provenendo dall’IdV di Di Pietro). Certo, si intitola "Le
mie mani pulite" (credo sia ironico). Certo c’era anche Berlusconi…
Ma per fare una mossa alla Saddam
Hussein, che spargeva di sosia mezzo Iraq, ci vuole una intelligenza superiore.
Insomma: voglio che i miei figli da grandi
assomiglino (non fisicamente, neh) a Mimmo Scilipoti!
Vi lascio tuttavia con alcune inquietanti domande alla Voyager:
Faccio autorevolmente notare che il sosia
ha dichiarato: “siccome a Scilipoti hanno
tolto la scorta, a volte noi usciamo per
qualche mansione”
Mi chiedo e vi chiedo:
Quanti sono i sosia di
Scilipoti?
Sono sosia naturali?
Oppure – ipotesi veramente agghiacciante - si sono sottoposti a una serie di interventi plastici per assomigliare
a Scilipoti?
Quanto li paga?
Le dichiarazioni:
"La lobby
bancaria è più vicina alla lobby gay che alla lobby delle famiglie ... che
puntano alla disgregazione delle famiglie e quindi al consumismo sfrenato".
"dobbiamo raggiungere la
scossa ormonale dei consensi"
“Come dice Sant’Agostino la
strada è stretta e piena di spina. Devo lottare contro la mediocrità di
giornalisti e politici. Chi vuole fare del bene deve percorre questa strada che
ogni tanto ci porta a pizzicarci con le spine e a strisciare”
"il nostro movimento sta per
essere fecondato dal popolo e l'anno prossimo speriamo di ritrovarci per dare
alla luce il nostro bambino"
le fa proprio Scilipoti o il suo sosia dadista?
Iscriviti a:
Post (Atom)