martedì 22 maggio 2012

Pollicino è un vero genio? (puntata 2)


Pollicino, in un ritratto
della bravissima Lucia Salemi
Nella puntata precedente, che trovate qui, abbiamo visto come due piccoli imprenditori (ramo taglialegna), non particolarmente dotati dal punto di vista manageriale (ma irresponsabilmente prolifici), tentano di abbandonare nel bosco i loro sette figli causa crisi economica. 

Vengono tuttavia buggerati dal figlio più piccolo (che il Perrault dice essere molto intelligente, anche se lo descrive più come un disadattato sociopatico affetto da handicap fisici). Insomma: il Pollicino, con il vecchio trucco delle pietruzze, riporta i sei fratelli a casa proprio in un raro momento di stabilità economica, visto che il signore del villaggio aveva appena pagato un vecchio debito di dieci scudi (dal che si dimostra come il problema dei ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni abbia radici antiche…). Insomma: eravamo qui:
La contentezza dei genitori fu grande, ma durò solo fino a che durarono i dieci scudi; finiti questi, ricaddero i poveretti nella disperazione di prima, e da capo decisero di perdere i figli, portandoli, per non mancare il colpo, molto più lontano della prima volta.
I due, evidentemente, non mangiano pane e volpe a colazione, visto che Pollicino li scopre un’altra volta. Tuttavia, nella loro ottusità, prendono un paio di interessanti contromisure:
Per segreto che fosse il complotto, Pollicino ne afferrò qualche parola, e subito contò di cavarsi d'impaccio come la prima volta; ma, benchè si alzasse di buon mattino per raccoglier pietruzze, non riuscì nell'intento, perchè trovò chiusa a doppia mandata la porta di casa. Non sapea che fare, quando, avendo la mamma dato a ciascuno un pezzo di pane per la colazione, ei pensò di servirsi del pane invece che delle pietruzze, sbricciolandone la mollica lungo la strada che avrebbero fatto. 
I due genitori modello riportano quindi i figli nel bosco e li riabbandonano. 
Il babbo e la mamma li menarono nel punto più fitto e scuro del bosco, e poi, infilata una scorciatoia, li piantarono soli.
Qui inizio a pensare che il Perrault non abbia torto sula sagacia di Pollicino: ma solo in termini relativi. Voglio dire: è evidente che gli altri sei fratelli sono dei rimbambiti. Ma scusa: ti hanno già abbandonato nel bosco una volta. Santa pazienza, cosa ci torni a fare? Inventati una scusa: chessò, che ti è morto il gatto, che devi andare a scuola, che ci sono i Power Ranger in tv!

Comunque, Pollicino, forte di una infondata sicumera, cerca di riportarli a casa di nuovo. 
E ancora: ti hanno abbandonato due volte! Sveglia! Non ti vogliono, fattene una ragione!
Purtroppo però il suo piano rileva profondi deficit strutturali: 
Pollicino non se n'afflisse gran che, credendo di poter ritrovare la via di casa per mezzo del pane sbricciolato cammin facendo; ma fu molto sorpreso, quando non riuscì a trovarne nemmeno una briciola: gli uccelli erano venuti e aveano mangiato ogni cosa.
Iniziano a camminare nel bosco, ma senza navigatore si perdono. E qui, seguendo la vena allegra che pervade tutta la fiaba, iniziano una serie di sfighe concatenate:
Venne la notte, e un gran vento si levò, che faceva loro una paura terribile. Da tutte le parti parea loro di sentire gli urli dei lupi che venivano per mangiarli. Sopravvenne un acquazzone, che li bagnò fino all'osso; sdrucciolavano ad ogni passo, ruzzolavano nella mota e si rialzavano tutti inzaccherati, non sapendo che fare delle loro mani.
Insomma, mancano solo la pioggia di rane e le lingue di fuoco che cadono dal cielo.
Al Pollicino viene comunque una idea non peregrina. Si arrampica su un albero per orientarsi un po’. Scorge così una luce di una candela verso la quale guida i sei decerebrati che gli si accompagnano:
Arrivarono finalmente alla casa dov'era la candela, non senza molta paura; perché spesso la perdevano di vista, quando scendevano in qualche sentiero più basso. Bussarono alla porta. Una buona donna venne ad aprire, e domandò che cosa volessero. Rispose Pollicino che erano dei poveri bambini sperdutisi nel bosco, e che domandavano per carità un posticino per dormire.
E qui tu pensi: una buona donna. Oh! Finalmente un po’ di fortuna dopo tutta questa sfiga. E invece no, non hai tenuto conto del sadismo macabro del Perrault:
La donna, vedendoli tutti così bellini, si mise a piangere. "Ahimè! disse, poveri piccini, dove siete capitati! Sapete voi che questa è la casa d'un Orco, che si mangia i bimbi? Ahimè! signora, rispose Pollicino, e che faremo noi? Se non ci date ricovero, non può mancare che stanotte stessa non ci mangino vivi i lupi del bosco. Se così dev'essere, meglio è che ci mangi il signor Orco; può anche darsi che abbia pietà di noi, se voi vi compiacerete di pregarlo".
Allegria! Direbbe Mike. Cosa succederà adesso? Come finirà questo derby dello sbranamento di bimbi tra i Lupi e l’Orco? Lo vedremo nella prossima puntata di questa storia.

A nanna, bimbi.

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