Se Carlo Petrini (quello di slow food) leggesse questo blog so già che penserebbe:
vabbè, ma tu te la prendi con i Barbapapà, i puffi, Velma Dinkley. Tutta roba
moderna. Bisogna tornare alle care vecchie
favole di una volta. Favole a chilometri zero, in cui si ritrovano i sani
valori della campagna…
Vorrei essere chiaro: trattasi di FREGNACCE.

E ve lo dimostro con una delle fiabe più innocenti:
Pollicino, il simpatico racconto di
quella sagoma di Charles Perrault (datato 1697 o giù di lì).
Uso questa fiaba perché il mostriciattolo numero 1 ha un’ossessione per
Pollicino. Una ossessione che mi ha obbligato a leggere Pollicino quelle 27 volte al mese che fanno sempre piacere.
Vediamo l’inizio, la presentazione della famiglia di Pollicino:
C'era una volta uno spaccalegna e una spaccalegna, che
avevano sette bimbi, tutti maschietti. Il maggiore avea solo dieci anni e il
più piccolo sette. Come mai, direte, tanti figli in così poco tempo? Gli è che la moglie andava di buon passo e
non ne faceva meno di due alla volta.
Era poverissima, e i sette bimbi
gl'incomodavano assai, visto che nessuno di essi era in grado di buscarsi
da vivere.
Siamo quindi di fronte a
una coppia di imprenditori, ramo materiale da
costruzione e combustibili, con una impresa di famiglia che non versa in buone
acque. Nonostante questo
figliano come un Barbapapà qualunque.
Ma, santa pazienza, se i figli t’incomodano assai, perché cavolo li hai fatti? Insomma, ci troviamo subito di fronte a una bella ventata di allegria campagnola, di quelle che piacerebbero al
nostro Petrini.
Vediamo adesso l’introduzione del nostro protagonista, il Pollicino:
Per giunta di cordoglio, il più
piccino era molto delicato e non apriva
mai bocca, sicchè si scambiava per grulleria
quello che era un segno di bontà di cuore. Era piccolissimo, e quando venne
al mondo non era mica più grosso del pollice, ed è perciò che lo chiamarono
Pollicino. Questo povero bimbo era il bersaglio della casa, e sempre a lui si
dava il torto. Era però il più sennato e fine di tutti i fratelli, e se poco
parlava, ascoltava molto.
Il nostro eroe è quindi un disadattato,
sociopatico, ai limiti dell’autismo,
affetto da nanismo. Uno a metà tra
Forrest Gump e Rain Man. Questo è il modello che additiamo ai mostriciattoli …
Comunque, in questo turbinio di ottimismo e spensieratezza, ecco che arriva
una bella crisi economica che si abbatte
su una gestione aziendale che, come abbiamo visto, già presentava diverse
carenze. E allora cosa pensano i due amorevoli genitori? Ma certo! Di abbandonare i figli:
Venne una gran brutta annata, e tanta fu la carestia, che quella povera
gente decise di sbarazzarsi dei piccini. Una sera che questi erano a letto,
lo spaccalegna disse tutto afflitto alla moglie, seduta con lui davanti al
fuoco: "Tu vedi che non possiamo più dar da mangiare ai piccini; vedermeli
morir di fame sotto gli occhi non mi dà l'animo, e ho deciso di menarli domani
al bosco perchè vi si sperdano”.
La moglie, per un po’, fa finta di fare resistenza, ma alla fine cede.
D’altronde, quale genitore non abbandonerebbe i figli in questa occasione. Purtroppo i due non hanno tenuto
conto del figlio sociopatico, che evidentemente è pure insonne:
Pollicino aveva intanto udito
ogni cosa, perché essendosi accorto che
discorrevano di affari, era sgusciato fuori dal suo letticciuolo e s'era
insinuato sotto lo sgabello del padre.
E cosa fa il piccolo genio
(fino a prova contraria)? Chiama la polizia? O almeno lo sceriffo di Sherwood?
Avverte il telefono azzurro? Avvisa i fratelli e insieme fanno internare i
genitori, rilevando l’azienda di famiglia e facendola diventare una
multinazionale del legno, una nuova IKEA? No:
Andò subito a ricoricarsi, nè
chiuse più occhio, pensando a quel che avesse da fare. Si alzò di buon mattino
e se n'andò sulle rive d'un ruscello,
dove s'empì le tasche di pietruzze bianche, e poi se ne tornò a casa. Si
misero in cammino, e Pollicino non disse
niente ai fratelli di quanto sapeva.
La mattina dopo i due genitori modello portano i figli nel
bosco. E li abbandonano.
Quando si videro soli, i bambini
si dettero a gridare e a piangere il più
che potevano.
E qui esce il lato sadico di
Pollicino:
Pollicino li lasciava gridare, ben sapendo per che via ritornare a casa;
poichè cammin facendo, avea lasciato cader per terra le pietruzze portate in
saccoccia. "Non abbiate paura, disse, fratelli miei; il babbo e la mamma
ci han lasciati qui, ma io vi ricondurrò fino a casa: seguitemi."
I fratelli, immagino dopo aver massacrato di botte Pollicino per
vendicarsi della bastardata che gli ha appena fatto, lo seguono. Ora mi chiedo e vi chiedo: ti hanno
abbandonato. Ma cosa torni a casa a
fare? Cioè, cosa speri, che abbiano cambiato idea? E questo sarebbe il
fratellino intelligente?
Comunque: tornano a casa. E cosa trovano? Vediamo:
Arrivati a casa dal bosco, lo spaccalegna e la moglie ricevettero
dieci scudi, che da un pezzo doveano riscuotere dal signore del villaggio e
sui quali non contavano più. Si sentirono rinascere, tanta era la fame che li
tormentava. Il marito mandò subito la moglie dal beccaio. E poichè da molto
tempo si stava digiuni, la donna comprò tanta carne che poteva bastar per sei
persone non che per due.
Cioè: i due impuniti hanno
appena abbandonato sette figli nel bosco perché non hanno di che mangiare, condannandoli
a morire nella migliore delle ipotesi sbranati dalle belve. Trovano i soldi e tu
dici: la prima cosa che penseranno è andare a recuperare i figli. Nooooooooo! Giù a mangiare ai quattro palmenti. Poi, a stomaco pieno, gli viene
qualche rimorso:
Saziati che furono, disse
la poveretta: "Ahimè, dove saranno
ora quei poveri piccini! Che festa farebbero di questi avanzi”
Gli avanzi ?!?!? Vabbé, abbiamo capito che i due taglialegna non vinceranno il premio "genitore dell'anno 1697/8". A questo punto, tuttavia, il Perrault apre uno spaccato
sociologico sul rapporto uomo/donna che, pur interrompendo il flusso narrativo,
ci fa capire come le cose non siano per niente cambiate dal 1697 a oggi:
Lo spaccalegna, dalli e dalli,
gli scappò la pazienza, e minacciò di batterla, se non si stava zitta. Non già
che non fosse più addolorato di lei; ma
la moglie ciarliera gli rompeva la testa ripetendogli che l'avea detto, ed
egli era come tanti altri, cui piacciono
le donne che dicono bene, ma che non possono soffrire quelle che hanno sempre
ben detto.
Ed ecco che, mentre la moglie continua a struggersi e il marito a
smaronarsi, con un coup de teatre degno dei migliori telefilm degli anni
ottanta, i sette figli ricompaiono.
I genitori sono abbastanza contenti e gli danno pure da mangiare (immagino gli
avanzi di cui sopra).
Tutto bene quel che finisce bene, uno pensa. Invece no: l’incapacità imprenditoriale dei due
taglialegna unita al calo del PIL ci
rimette lo zampino:
La contentezza dei genitori fu
grande, ma durò solo fino a che durarono i dieci scudi; finiti questi,
ricaddero i poveretti nella disperazione di prima, e da capo decisero di perdere i figli, portandoli, per non mancare il
colpo, molto più lontano della prima volta.
Cosa succederà adesso? lo vedremo nella prossima puntata di questa
disamina del “mito” Pollicino…