Con la bella stagione (nonostante la primavera più
piovosa della storia), si infittiscono
le visite dei mostriciattoli ai parchetti che, come trappole ineludibili,
circondano in ogni direzione casa nostra.
Sistemi di scivoli
a forma di nastro di Moebius, ponti tibetani, torri, case, casette, casupole, pareti per arrampicarsi, scale di corde, giochi a molla, tubi, pale rotanti, alabarde spaziali, liane. Il tutto in gruppi di
giochi a forma di Cargo battente
bandiera liberiana, Castello di Hogwarts, Fattoria degli animali, Battlestar Galactica, Morte nera,
posati su un sottofondo di gomma
semimorbida, colorata, antiurto e antigraffio.
L’altro giorno, mentre sorvegliavo
blandamente i mostriciattoli che, appesi a una liana, si lanciavano a testa in giù dentro un tubo rosso di cui non scorgevo l’uscita, ho ripensato ai parchetti di quando ero giovane io.
E mi
è venuto per un attimo un rigurgito di Sindrome
di Micheleserra. Ovvero l’indulgente atteggiamento di dire: ah, come era più semplice e bello ai miei tempi
quando avevamo poche cose, ma con queste ci divertivamo anche di più di adesso
che abbiamo tutto.
Poi però ho ripensato bene a come erano i parchi giochi ai miei tempi (evitando che il tempo
smussasse troppo gli angoli della memoria, come dice De Gregori). Ne faccio una
breve descrizione per ricordarmi che, come diceva mio nonno, si stava più male, quando si stava peggio.
Allora, in primo luogo c’era uno scivolo, singolo, in metallo. Un
attrezzo che in epoche antiche (tra la caduta di Costantinopoli e la Battaglia
di Lepanto) era stato rosso o blu (si potevano ancora intravedere alcuni
frammenti di pittura). Ma che ai miei tempi era di un colore tra il grigio e la ruggine.
Un parchetto negli anni '70 (in piena Piccola Era Glaciale) |
Infine si poteva trovare una giostra di quelle che venivano fatte girare vorticosamente agendo
su un volante centrale. Vinceva il primo
che vomitava.
O, in alternativa, poteva esserci un bilanciere: ovvero quell’asta su perno centrale su cui due bimbi dovevano sedersi basculando su e giù alternativamente. Qui il dramma avveniva quando uno dei due pargoli scendeva improvvisamente facendo precipitare l’altro verso terra con gravi rischi di frattura del coccige.
O, in alternativa, poteva esserci un bilanciere: ovvero quell’asta su perno centrale su cui due bimbi dovevano sedersi basculando su e giù alternativamente. Qui il dramma avveniva quando uno dei due pargoli scendeva improvvisamente facendo precipitare l’altro verso terra con gravi rischi di frattura del coccige.
E questo era tutto (se si escludono le panchine per
le mamme e i nonni). In effetti, una volta un
bambino che veniva da un'altra Regione ci disse che da loro c’erano parchi
giochi in cui c’erano quattro altalene (tutte funzionanti) e sia la giostra sia
il bilanciere. Ma naturalmente nessuno ha creduto a questa palese frottola. Ho saputo poi che da grande è diventato uno stimato
giornalista. Quando si dice: “era portato fin da giovane”.
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